Vagano i miei sogni.
Erranti vagano
su cortine di magiche notti
tra arabeschi di emozioni...
Recisi fiori che,
smarriti tra battiti d
inseguono freddi tramonti
su rive solitarie...
Languidamente
s
piegati steli.
Vagano i miei sogni.
Erranti vagano
su cortine di magiche notti
tra arabeschi di emozioni...
Recisi fiori che,
smarriti tra battiti d
inseguono freddi tramonti
su rive solitarie...
Languidamente
s
piegati steli.
Ecco il mio micione Artù...
Stava lì sempre, come ogni giorno,
tremule mani screpolate dal duro lavoro
e mai, mai un lamento, né un
Due occhi neri, olive di dolce campo
e quella smorfia,
lieve sorriso di una donna tenera.
Stava lì,
come ogni giorno,
sulla sedia di intrecci di corda,
guardando l
"de
dei giovani in amore.
Sempre lì, col rosario in mano,
pia, come Madonna silente,
donna genuina e generosa,
nessuna pretesa,
solo un amore immenso in Dio,
solo amore,
per ogni mattino,
per ogni sera
e per ogni fiore che nasceva.
Carmela, la buona,
la chiamavano le sue amiche,
"à nonna",
la chiamavano "i picciotti" della via,
perché raccontava a loro "i cunti"
"da bedda Sicilia"...
Capelli come l
che raccolti teneva "a tuppu"
e un esile corpo
che spariva sotto le sue nere vesti...
Raccontava ai "nicuzzi"
storie di draghi e di principi
"ca cu spati e spiruni
faciunu a guerra"...
Nelle sere d
seduta stava
attorno alla "conca"
e sferruzzava,
con quelle sue stanche mani,
"çiaurusi" di sapone,
filo intessuto di "cuttunu"...
A volte, stanca il volto teneva
appoggiato a un cuscino:
quello soltanto era riposo...
Quanto tempo è passato,
ma rimasta è
nei cuori di noi bambini
“à nonna Carmela,”
che tutti volevano bene
e grande amore sapeva dare,
e ancora oggi
mia madre
“mi cunta i cunti,
da bbedda e prizziusa
nonna Carmela...”
Poetanecuore & Rosemary3