Sospinte da un dolce zefiro,
van, all
due bianche vele...
Del mare ne catturo
il perpetuo moto
e i miei pensieri
intrufolo
nei giochi
di un infante ignaro...
Con la sabbia
i suoi sogni plasma...
L
osserva
e, un
il suo volto increspa...
Sospinte da un dolce zefiro,
van, all
due bianche vele...
Del mare ne catturo
il perpetuo moto
e i miei pensieri
intrufolo
nei giochi
di un infante ignaro...
Con la sabbia
i suoi sogni plasma...
L
osserva
e, un
il suo volto increspa...
Versi dedicati a mia figlia: possa realizzare i suoi sogni nel cassetto...
Il refolo dei ricordi
scompiglia i miei pensieri...
Rivedo te,
dolcissima creatura,
riempir le mie giornate
quando,
ancor infante,
riuscivi solo a balbettar...
Quanti tramonti
e quante aurore
son trascrsi d
Ed or,
che sola ti sorreggi,
inizi
il lungo tuo cammino...
O tenera creatura,
possa baciarti in fronte
la fortuna...
(16/08/09)
Il logoro giorno
cede la luce alla tetra notte.
Barbagli dalle calde sfumature
riflettono l’incantevole volta
che, impallidendo, scolora…
Commenta l’universo, impudente,
addormentato su giacigli polverosi,
ed impugna
l’inarrestabile languire del giorno
che, licenzioso,
sonnecchia lontano
da sguardi ammiccanti…
Impalpabili creature
popolano il regno dei sogni
dove tutto è realizzabile
con ingombranti meraviglie!
Inafferrabile, emigra,
divaricando con disinvoltura,
gli avanzi del giorno appena trascorso…
Ogni giorno, un contadino portava l’acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell’asino, che gli trotterellava accanto.
Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua.
L’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne una goccia.
L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l’anfora nuova non perdeva l’occasione di far notare la sua perfezione : “Non perdo neanche una stilla d’acqua, io”.
Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone : “Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite”.
Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all’anfora screpolata e le disse : “Guarda il bordo della strada”.
“E’ bellissimo, pieno di fiori”.
“Solo grazie a te” disse il padrone. “Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comperato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno”.
Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma se vogliamo, Dio sa fare meraviglie con le nostre imperfezioni.
di Bruno Ferrero