Volò il gabbiano smarrito sul mare
si posò impaurito sull’incosciente mistero ,
distratto si ferì e cadde al suolo
spezzò le sue ali di vento per non volare.
Tu mi hai donato i giorni più belli!
Momenti in cui l’esuberanza accresceva l’impazienza,
aprivi a me il tacito consenso il sublime appiglio
di salvezza la sorgente mi sfamavi col pane degli umani.
Fu il volo più alto che feci nell’era dell’amore
concerti di musica addobbavano i flussi ancestrali,
l’unisono si sentiva da lontano
era l’eco che guidava il nostro amore.
Patetico io sono e rimembro stoltezze d’un passato :
mi imbevo d’acqua santa trascinandomi nell’ignoto,
fuggo sperando che si ripeta il grande sogno
rievoco il senso che può,deve avere.
Non c’è luogo su questa terra che possa rendermi felice :
tutto resta torbido se non ci sei
l’abisso profondo dimora nella squallida fontana
basterebbe che tu tornassi come prima.
… e da lassù ,oltre le cime della bianca luna
lassù ove ogni splendore abbaglia l’angoscia disperata,
la vita diventa un’ora d’amore
un’erba che sana ogni ferita.
Poetanarratore.
Malinconica, ma molto molto bella!
RispondiEliminati prego Gio', non fare la fine del gabbiano!!!
RispondiEliminaahahah Fioreeeeeee!
RispondiEliminaGrazie ,Saray....
Struggenti versi che dell'amore hanno dono...
RispondiEliminaRos